Probabilmente, nel corso della preistoria, il sentimento dominante dei primi esseri umani era la paura: paura di essere divorati dalle belve, paura dei lampi e dei tuoni, paura del buio etc…
Sorse quindi naturale, nei nostri progenitori, il tentativo di ingraziarsi le forze cieche della Natura con le prime forme di religiosità.
Successivamente queste forze vennero personificate ed identificate con degli esseri superiori all’uomo, ma con caratteristiche decisamente umane: gli dei.
Tutte le prime grandi civiltà furono quindi caratterizzate da una Teologia politeista, ma le caratteristiche di questi esseri soprannaturali erano molto diverse dal successivo concetto di Dio introdotto dalle religioni semitiche (Ebraismo, Cristianesimo ed Islam): anche gli dei erano soggetti all’ordine naturale universale e pertanto anche il loro potere aveva dei limiti, inoltre il concetto di “infinita bontà” era completamente estraneo alle culture politeiste, in quanto questi esseri soprannaturali avevano sentimenti e pulsioni del tutto simili agli esseri umani.
Nell’ambito della cultura occidentale, per esempio, gli dei della civiltà greca e, successivamente di quella romana, erano soggetti al Fato, al destino.
Nell’evoluzione del politeismo, molto presto si cominciò a stabilire una gerarchia fra gli dei ed iniziò a sorgere l’idea di un dio superiore agli altri come, ad esempio Amon -Ra in Egitto e Zeus (Giove) in Grecia ed a Roma.
Da questo concetto di un dio superiore agli altri a quello di Monoteismo, il passo fu breve.
La nostra tesi personale è però che non esistono religioni rigorosamente monoteiste: l’uomo ha sempre avuto bisogno di un suo culto particolare, di una sua divinità preferita.
Probabilmente il Cristianesimo non avrebbe avuto il successo che ha avuto se non avesse concesso largo spazio ai culti pagani, trasfigurandone le divinità.
Fu solo nel quarto secolo dopo Cristo che i padri della Chiesa cedettero alle pressioni dei pagani convertiti introducendo il culto di Santi ed Angeli ed ancora più tardi, nel Concilio di Efeso del 431 dopo Cristo, ci fu la proclamazione di Maria Madre di Dio, colmando la lacuna dell’assenza di divinità femminili nel Pantheon cristiano.
Bisognerà poi aspettare il 553 dopo Cristo per la proclamazione della “perpetua verginità di Maria”.
Dobbiamo doverosamente precisare che la Chiesa Cattolica fa differenza tra il culto dovuto a Dio, quello dovuto ai santi (dulia) e quello dovuto alla Madonna (iperdulia), ma ci sembra un poco un arrampicarsi sugli specchi.
Sempre riguardo allo strisciante politeismo cattolico ricordiamo che anche il dogma della Trinità (una sostanza divina, ma tre persone distinte) si è andato formando assai lentamente, dal quarto secolo in poi, soppiantando (molto lentamente) altre dottrine molto diffuse che vedevano in Cristo una divinità inferiore, creata nel tempo da Dio Padre.
Il dogma della Trinità, insieme alla iperdulia per Maria, Madre di Dio, sono tra le principali cause dell’accusa di politeismo che l’Islam rivolge al Cristianesimo.
L’Islam è sicuramente più rigorosamente monoteista del Cristianesimo, ma anch’esso, come d’altra parte l’Ebraismo, ammette il culto degli angeli.
Il carattere politeista del Cristianesimo, sopratutto della sua forma cattolica, è ancora più accentuato nella religione popolare dove il culto di un particolare santo o della Madonna, assume un carattere molto più rilevante di quello dovuto a Cristo o a Dio Padre (quest’ultimo invero quasi assente nel cattolicesimo popolare).
Molto diverso è il concetto di politeismo nell’Induismo, in quanto questa religione riconosce l’inferiorità del mondo divino, caratterizzato da innumerevoli dei, rispetto all’unico principio universale: il Brahman, privo di qualsiasi forma o definizione, indescrivibile, incorporeo, infinito, assoluto, trascendente ed immanente, eterno, senza inizio, senza fine, al di là di qualsiasi speculazione filosofica o moto devozionale.
Questo Principio si manifesta attraversi i cicli cosmici: i Kalpa.
Quando inizia un Kalpa (un nuovo universo), il primo essere che nasce è Brahma (da non confondersi col Brahman): Egli è l’Architetto dell’Universo, il “Padre” di tutti gli esseri ed il suo aspetto “personale” è Ishvara che può essere ben identificato col Dio delle Religioni Monoteiste.
Un Kalpa è chiamato “il giorno di Brahma” e consiste nella nascita dell’Universo, nella sua evoluzione, nella successiva involuzione e nella sua fine.
I Kalpa sono infiniti. Quando termina un Kalpa tutti i piani dell’esistenza che conosciamo e non conosciamo vengono riassorbiti, compreso il mondo divino. Ciò che resta immutabile è solo il Brahman.
Poi ricomincia un nuovo Kalpa.
Dunque anche il mondo divino, come quello umano, è limitato nel tempo.
Il Buddhismo resta agnostico sulla questione di un mondo divino, ma anch’esso lo ritiene parte della manifestazione ed, in ogni caso, qualsiasi dio è ritenuto sicuramente inferiore all’uomo che ha raggiunto l’Illuminazione: gli dei si inchinano davanti all’illuminato.
Sia nell’Induismo che nel Buddhismo, la rinascita in un mondo divino non è ritenuta un fatto positivo, in quanto lo scopo dell’essere vivente è l’uscita dal ciclo delle rinascite con la conseguente Illuminazione e, secondo l’Induismo, ricongiungimento col Brahman.
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