L’Alchimia è una scienza tradizionale le cui origini risalgono all’antico Egitto, ma forse proviene da sconosciute civiltà ancora più antiche (Atlantide?). Alla base della teoria alchemica c’è il principio che la manipolazione della materia causa una trasformazione dello spirito dell’operatore e lo mette in contatto con la realtà superiore. Dunque la trasformazione dei metalli vili in oro attraverso la pietra filosofale sarebbe solo una conseguenza secondaria della “Grande Opera”: per l’alchimista la materia ha una realtà spirituale. I due principi fondamentali sono lo Zolfo (simbolo del maschile) ed il Mercurio (simbolo del femminile).
Si noti che nella grande opera si partiva sempre dal Mercurio e gli alchimisti nulla sapevano della Chimica moderna: il Mercurio ha numero atomico 80 e l’Oro 79, cioè ora noi sappiamo che basterebbe togliere un protone dall’atomo di Mercurio per trasformarlo in Oro. Si dice che la Grande Opera porti anche all’immortalità dell’operatore. “Solve et Coagula”: L’opera alchemica veniva compiuta in gran segreto nel forno alchemico, chiamato Atanor.
Per lunghi anni la materia di partenza subiva nell’Atanor i processi di putrefazione, calcinazione, distillazione e sublimazione passando dallo stato di “nigredo” a quello di “albedo” a quello di “rubedo”. Il risultato finale della “Grande Opera” era la Pietra Filosofale. Mescolando due parti di Pietra Filosofale e quattro parti di Fermento si otteneva la “Polvere di Proiezione”. Il Fermento era costituito da Zolfo e Mercurio filosofici. La Polvere di Proiezione, gettata in un crogiuolo dove si trovava un metallo vile fuso (preferibilmente piombo), lo trasformava in oro.
Oltre alla proprietà di trasformare i metalli vili in oro, la Polvere di Proiezione forniva un elisir di lunga vita in grado di dare l’immortalità all’operatore ed una panacea universale in grado di guarire tutte le malattie. Ma la proprietà fondamentale della Polvere di Proiezione era di dare all’Operatore l’onniscienza e di metterlo in contatto con la realtà superiore. Dall’Alchimia egizia sono derivate l’Alchimia greco-alessandrina, cinese, indiana, islamica e le grandi società segrete alchemiche dell’Europa Medioevale. Anche i Templari ed i Rosacroce conservavano in segreto le conoscenze di questa Arte. Sulle facciate di molte cattedrali dell’Europa medioevale sono evidenti i simboli alchemici e su alcune di esse si può leggere tutto lo sviluppo della “Grande Opera”. Grandi alchimisti italiani furono Paracelso, Cagliostro ed il principe Raimondo di Sangro che edificò la famosa Cappella di San Severo a Napoli, ricca di simboli alchemici e liberamente visitabile. Famosa è anche la Porta Alchemica, sita in Roma in piazza Vittorio. Pare che tutte le grandi cattedrali gotiche siano state costruite per trasmettere ai posteri la Grande Opera Alchemica. Questo concetto è ben esposto dalle due opere di Fulcanelli “Il Mistero delle Cattedrali” del 1926 e “Le Dimore Filosofali” del 1931. Fulcanelli fu forse l’ultimo grande alchimista. Egli fu un personaggio misterioso e non ne è mai stata svelata la vera identità. Sono state fatte moltissime ipotesi sulla sua vera identità. Tra le tante ipotesi è stato fatto il nome del fisco Jules Violle e del chimico Pierre Curie (lo scopritore dell’elemento Radio). Quel che è certo è che, dopo la pubblicazione dei due libri, Fulcanelli è scomparso nel nulla! Di tutte le Vie Tradizionali per giungere alla conoscenza, L’Alchimia è quella più “Occidentale”, in quanto è parte integrante della Filosofia Ermetica. L’iniziatore della Tradizione Ermetica fu Ermete Trismegisto (tre volte grande) mitica figura dell’antico Egitto, spesso identificata con il Dio Thot che i Greci assimilarono ad Ermes (Mercurio). La sua opera fondamentale fu il Corpus Hermeticum tramandata nei secoli e poi giunta nell’Europa Medioevale attraverso Bisanzio.
Alla Tradizione Ermetica avrebbero attinto la Scuola Pitagorica e successivamente Platone. Ad Ermete Trismegisto è attribuita la Tavola di Smeraldo, un testo sapienziale che secondo la leggenda sarebbe stato ritrovato in Egitto, prima dell’era cristiana. Il testo era inciso su una lastra di smeraldo ed è stato tradotto dall’arabo al latino nel 1250. Esso rappresenta il documento più celebre degli scritti ermetici. La tradizione vuole che Ermete incise le parole della Tavola su una lastra verde di smeraldo con la punta di un diamante. La tavola fu ritrovata nella tomba di Ermete da Alessandro il Grande o secondo alcuni da Sara, moglie di Abramo. Essa è ritenuta la sintesi dell’Ermetismo e la base dell’Alchimia. Ecco il testo in italiano: Questo è vero senza menzogna, certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica per adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di ogni telesma, di tutto il mondo è qui. La sua forza è intera se essa è convertita in terra Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria Egli sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida Così è stato creato il mondo Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui È perciò che sono stato chiamato Ermete Trimegisto, possedendo le tre parti della Filosofia del mondo intero Ciò che ho detto dell’operazione del Sole è compiuto e terminato.
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